RICONOSCERE I SINTOMI 

Il tumore dell’ovaio presenta sintomi non specifici spesso comuni ad altre patologie, come la sindrome del colon irritabile. Per tale motivo in circa l’80% delle pazienti la diagnosi viene effettuata in ritardo quando ormai il tumore è già in stadio avanzato (stadio III o IV). Per poter giungere ad una diagnosi precoce è molto importante imparare a riconoscerei i primi segnali di allarme che comprendono

  • gonfiore persistente dell’addome;
  • fitte addominali
  • bisogno frequente di urinare
  • inappetenza e/o sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto
  • perdite ematiche vaginali
  • mutamenti nelle abitudini intestinali (stitichezza o diarrea)

Se questi sintomi non ci sono mai stati prima e si presentano insieme, o in rapida sequenza, ogni giorno per più di 12-15 giorni al mese e per più di due o tre mesi consecutivi, è consigliabile rivolgersi al ginecologo, che attraverso l’ecografia pelvica o transvaginale potrà dare una prima importante indicazione diagnostica.

 

I PASSI DELLA DIAGNOSI

In assenza di strumenti di prevenzione e di diagnosi precoce, la diagnosi tempestiva, effettuata cioè ai primi sintomi, è cruciale per una prognosi favorevole. Ecco perché in caso di sintomi ricorrenti, è importante di rivolgersi immediatamente al ginecologo, se possibile di un centro specializzato, e intraprendere i passi necessari per arrivare alla diagnosi:

  • Visita medica e ginecologica

In caso di sintomi ricorrenti si eseguono dapprima indagini di routine che comprendono una visita medica dell’addome e una visita ginecologica. Durante la visita ginecologica viene eseguita una accurata raccolta dei sintomi e della loro evoluzione nel tempo. In particolare viene posta attenzione alla presenza di una massa o di più masse nella zona pelvica, all’aumento delle dimensioni dell’addome, alle alterazioni della regolarità intestinale, alla presenza di dolore o senso di peso nella regione addominale. Successivamente si effettua un esame clinico generale e locale per apprezzare consistenza e dimensioni delle ovaie

  • Ecografie e valutazione dei marcatori tumorali

L’ecografia pelvica transvaginale, in combinazione con il dosaggio del marcatore tumorale CA125, sono molto accurate nel diagnosticare il tumore ovarico. Sono esami ben tollerati e soprattutto ripetibili. La valutazione dei marcatori tumorali viene effettuata con un semplice prelievo del sangue.

  • Altri esami strumentali (TAC torace-addome-pelvi, Risonanza Magnetica addome-pelvi, PET Total Body)

Se con l’esame obiettivo ed ecografico si conferma il dubbio di neoplasia ovarica, è consigliabile eseguire una TAC del torace-addome e pelvi con mezzo di contrasto per ulteriormente confermare il sospetto di neoplasia ovarica e valutare la diffusione della malattia. In alcuni casi, sia la PET che la Risonanza Magnetica possono aiutare nel confermare la diagnosi e valutare la diffusione di malattia, tuttavia questi non sono considerati esami di routine nella valutazione iniziale di una sospetta neoplasia ovarica.

Per alcuni tipi di neoplasia ovarica, la diagnosi avviene spesso quando la malattia è allo stadio iniziale ed è limitate all’ovaio; mentre per altri tipi, in particolare per il frequente istotipo sieroso di alto grado, sin dall’esordio la malattia si presenta spesso già diffusa ad altri organi addomino-pelvici e al peritoneo, che è il foglietto di rivestimento della parete e degli organi addominali e pelvici.

Il ruolo principale degli esami strumentali è quello di confermare il sospetto di neoplasia ovarica e valutare la diffusione della neoplasia.

  • Gastroscopia e colonscopia

In alcuni casi, soprattutto quando si riscontra il rialzo di marcatori tumorali come il CA19.9, è consigliabile eseguire una gastroscopia e una colonscopia per escludere una primitività da parte dell’apparato gastrointestinale.

L’intero processo diagnostico si chiama stadiazione e precede l’intervento chirurgico.

Una nota importante riguarda il PAP test che per questa tipologia di tumori non ha alcuna validità diagnostica.

 

STADI E PROGNOSI

Per “stadio” si definisce lo stato di diffusione della malattia.  Una buona o una cattiva prognosi dipendono dallo stadio del tumore al momento della diagnosi che deve essere il più tempestiva possibile. Nel tumore ovarico gli stadi sono:

Stadi iniziali

  • Stadio IA/IB: tumore limitato alle ovaie, con assenza di ascite e capsula intatta. Sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi pari al 90%
  • Stadio IC: tumore limitato alle ovaie, con rottura chirurgica o spontanea della cisti, oppure presenza di cellule tumorali nel liquido peritoneale.
  • Stadio II: tumore su una o entrambe le ovaie, esteso anche agli organi pelvici. Sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi: 75-80%

Stadi avanzati

  • Stadio III: tumore su una o entrambe le ovaie, esteso al peritoneo addominale e/o con metastasi ai linfonodi. Sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi: 45%
  • Stadio IV: tumore con presenza di metastasi a distanza (fegato, milza, polmoni). Sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi: 25%

La prognosi peggiora allorché il tumore è più aggressivo o se non è possibile asportare chirurgicamente tutto il tessuto macroscopicamente patologico. Si osservano recidive nel 70% delle donne con tumore in stadio III o IV.