Social media e tumori: attenzione al pericolo nascosto dietro un click
di Ilaria Bellet
Quando ho ricevuto la diagnosi di tumore, sono stata travolta da dubbi, paure e infinite domande. Istintivamente, come molte altre donne, mi sono rivolta ai social media, in cerca di conforto e condivisione. È innegabile che queste piattaforme offrano un importante sostegno emotivo: racconti di esperienze vissute, parole incoraggianti e il senso di comunità che nasce dalla condivisione di momenti difficili.
Tuttavia, ho presto capito che questi stessi spazi virtuali nascondono un pericolo reale: quello della "medicina fai da te". Troppo spesso sui social si leggono suggerimenti su cure alternative, rimedi non verificati o terapie miracolose promesse da chi, senza cattive intenzioni, crede di poter aiutare basandosi unicamente sulla propria esperienza personale. Questi consigli, sebbene nati dalla buona fede, possono diventare rischiosi perché ignorano la specificità di ogni singola situazione clinica.
Viviamo in un’epoca in cui l’informazione è a portata di click. Ciò ha alimentato il fenomeno della “medicina fai da te”, dove testimonianze personali e consigli non verificati diventano la regola. Anche se queste esperienze nascono dal desiderio di aiutare, esse non tengono conto delle specificità di ciascuna persona – come la storia clinica, la genetica o particolari condizioni di salute – e possono portare a decisioni sbagliate.
Per questo motivo, ritengo fondamentale che l'informazione e la comunicazione sui tumori ginecologici restino nelle mani di professionisti sanitari competenti, supportati dalle associazioni pazienti qualificate che operano in sinergia con gli specialisti. Sono proprio queste realtà associative, nate spesso dal vissuto diretto delle pazienti e sostenute da esperti clinici, a garantire che l’informazione diffusa sia scientificamente corretta, sicura e davvero utile.
L'appello che voglio rivolgere, da paziente a pazienti, è quello di utilizzare consapevolmente i social media. Facciamone uno strumento per sentirci meno sole, per trovare empatia e ascolto, ma ricordiamo sempre che non possono e non devono sostituire una consulenza specialistica. Prima di seguire qualunque consiglio trovato online, consultiamo sempre il nostro medico, confrontiamoci con associazioni qualificate che collaborano direttamente con esperti clinici e impariamo a verificare attentamente la fonte delle informazioni.
Clinici e associazioni hanno la grande responsabilità di monitorare e partecipare attivamente a questi spazi virtuali, intervenendo per correggere informazioni errate e offrendo chiarimenti basati su evidenze scientifiche.
Non lasciamo che la paura ci spinga verso scelte affrettate e non sicure. Affidiamoci piuttosto a professionisti e reti associative che lavorano quotidianamente per garantire la nostra salute. Solo così il sostegno virtuale può diventare davvero prezioso e sicuro, trasformandosi da semplice conforto emotivo a reale alleato nella nostra lotta contro il tumore.