Lettera a Emanuela

Stavo per salire sull’aereo che mi avrebbe riportata da Istanbul a Milano e proprio al centro della sala imbarchi mi è arrivata la brutta notizia: come uno schiaffo.  Emanuela non c’è più. Emanuela chi? Emanuela Bellet. L’ho chiesto perchè non ho mai creduto che fosse possibile. E invece è successo, anche a te. E a me non resta che scriverti qualcosa che non ho avuto il tempo di dirti.

Incontrarti è stato un privilegio.

Quando ci siamo conosciute mi hai raccontato che nella sfortuna di esserti ammalata di tumore ovarico eri stata comunque fortunata per due motivi: il primo perché in quel periodo stavano uscendo nuovi farmaci molto potenti grazie ai quali avresti potuto sopravvivere pur con la malattia. Il secondo perché hai incontrato noi di Acto che siamo diventate un po' la tua seconda famiglia.

Però la più fortunata ad averti incontrata sono stata io e, insieme a me, tutta l’associazione.

Raccontando la tua esperienza di malattia hai creato speranza nelle donne che ti ascoltavano, fiducia nei medici e nella medicina. Ci hai insegnato a non perdere mai il controllo davanti alla malattia, a non abbassare mai la guardia anche nell’estrema fatica dei cicli terapeutici, a scoprire che si può vivere bene, o quanto meno discretamente, anche con un tumore ovarico.

Con il tuo progetto “Movimento e Salute” ci hai dimostrato che camminare può davvero cambiare la vita soprattutto se pensi che non ne avresti più avuto la forza. Con il tuo progetto “Sessualità e Oncologia” hai cominciato ad aprire le porte all’argomento tabù per eccellenza: la sessualità, il rapporto di coppia, i desideri e i sentimenti più intimi di cui “non si dice“ perché “non sta bene”, perché imbarazzanti o comunque non abbastanza gravi da essere affrontati davanti a tanta malattia.  Problemi che in ospedale non trovano nessuna risposta, alcun specialista disposto ad aiutarti. Ecco perché abbattere questo tabù è diventato l’obiettivo della nostra associazione, la prossima sfida da vincere.

Eri convinta che non si può stare soli davanti alla malattia e che lo stare in una associazione pazienti ti offre il vantaggio di confrontarti con le storie, tutte diverse, di tante altre donne, ti aiuta a curarti meglio, ti aiuta a vivere meglio pur nella difficoltà.

Emanuela cara, lasci un vuoto incolmabile ma anche un impegno fortissimo: quello di continuare, di andare avanti come tu hai sempre fatto. Con forza. La forza di una roccia.

Ricordandoti

Nicoletta

Guarda la videointervista di Repubblica Salute ad Emanuela Bellet in occasione della Giornata Mondiale del Tumore Ovarico 2023