Ovarianvax: verso il vaccino
Prof. Ahmed Ahmed - Oxford
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Un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford ha ottenuto un importante finanziamento per lavorare al vaccino contro il tumore delle ovaie. Obiettivo dello studio: bloccare il tumore ovarico nel momento stesso in cui si formano le prime cellule tumorali grazie ad un vaccino capace di attivare il sistema immunitario a riconoscerle.
È il progetto OvarianVax con cui i ricercatori cercheranno di capire quali sono le proteine sulla superficie delle cellule tumorali nelle fasi iniziali del tumore che il sistema immunitario riconosce più facilmente, per poi sperimentare il vaccino su mini-modelli di cancro ovarico e studiarne l'efficacia. Qualora questi studi si dimostrassero efficaci, i ricercatori potranno procedere con le fasi successive della sperimentazione.
Il vaccino punta a rivoluzionare la prevenzione del tumore ovarico per tutte le donne, ma soprattutto per quelle considerate più a rischio. Il rischio di sviluppare questo tumore è infatti molto più alto nelle donne con alcune specifiche mutazioni genetiche. I geni interessati sono il BRCA1 e il BRCA2. Rispetto alle donne che non presentano alterazioni genetiche ereditarie la mutazione BRCA1 aumenta il rischio di sviluppare il tumore di circa il 40-50%, mentre la mutazione BRCA2 lo aumenta del 10-30%.
"Abbiamo bisogno di strategie per prevenire il cancro ovarico soprattutto nelle donne sane a rischio ereditario. Oggi alle donne sane che presentano mutazioni nei geni BRCA1/2 viene proposta l’ovariectomia, un intervento chirurgico che previene il cancro ma le priva della possibilità di avere figli in seguito", ha commentato Ahmed Ahmed, responsabile del progetto OvarianVax.
Inoltre, un vaccino capace di intercettare e attaccare il tumore ovarico nelle sue fasi iniziali potrebbe aiutare tutte quelle donne che altrimenti riceverebbero la diagnosi solo quando la malattia è già in uno stadio più avanzato, come di fatto succede oggi nel 70% dei casi.
L’Università di Oxford ha comunque precisato che i ricercatori sono solo all'inizio di questo cammino e anche qualora lo studio e la sperimentazione successiva avessero esiti positivi, ci vorranno anni prima che un vaccino del genere diventi disponibile per le donne.