Tumore ovarico: più vita con le nuove terapie
Circa il 70% delle donne con tumore ovarico avanzato va incontro a recidiva entro due anni. Ma questa realtà sta cambiando grazie a una nuova terapia di mantenimento. Lo dimostrano i risultati degli studi PAOLA1 e SOLO1 presentati al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) che si è tenuto recentemente a Parigi.
I risultati degli studi hanno evidenziato che in queste pazienti – in particolare in quelle HRD positive (che cioè presentano un deficit della ricombinazione omologa) - a 5 anni dalla diagnosi, il trattamento di mantenimento, dopo la terapia di prima linea, con il PARP inibitore olaparib in combinazione con l’antiangiogenico bevacizumab, ha aumentato la sopravvivenza nel 65% dei casi ed ha ridotto il rischio di morte del 38%.
I risultati sono particolarmente interessanti perché in questo studio è stato coinvolto un numero consistente di pazienti con prognosi particolarmente sfavorevole (pazienti metastatiche in stadio IV con residuo di tumore dopo l’intervento chirurgico) e perché le donne trattate con olaparib per soli due anni hanno registrato non solo una più lunga sopravvivenza libera da progressione della malattia ma hanno continuato a beneficiare del farmaco in termini di sopravvivenza globale anche dopo la sospensione della cura.