Newsletter Settembre Ottobre 2024

Al via “Salute in movimento”

 “Salute in Movimento” non è solo un programma di allenamento fisico dedicato alle donne colpite da tumore ovarico, ma è soprattutto un viaggio verso una migliore qualità della vita, dove ogni passo è un traguardo e ogni miglioramento, piccolo o grande che sia, è un successo da celebrare”.

Con queste parole Ilaria Bellet ha aperto l’incontro scientifico che ha fatto da cornice alla presentazione della nuova edizione del progetto promosso da ACTO Italia e ideato, nella sua prima edizione, dalla sorella Emanuela Bellet, paziente e vicepresidente di ACTO Italia, scomparsa nell’ottobre 2023.

All’incontro, che si è svolto a Villa Mazzotti Biancinelli a Chiari (BS), hanno partecipato oltre 130 tra pazienti, caregivers, medici, esperti, uomini e donne d’azienda che con donazioni e sponsorizzazioni hanno reso possibile la rinascita del progetto. 

Nel corso dell’evento la professoressa Nicoletta Colombo e la dottoressa Vanna Zanagnolo dell’Istituti Europeo di Oncologia hanno presentato i progressi raggiunti dalla medicina e dalla chirurgia nel trattamento del tumore ovarico mentre il professor Federico Spandonaro, economista sanitario dell’Università Tor Vergata, si è soffermato sul tema della sostenibilità e dell’equità di accesso alle nuove terapie.

Ai loro interventi è seguita la presentazione del progetto che in questa seconda edizione sarà affidato a Giacomo Giovenali, coach di fama nazionale e “metodologo dell’allenamento” come ama definirsi.

Anche la nuova edizione sarà centrata su programmi personalizzati di allenamento - dalla camminata alla corsa leggera - cui ogni paziente potrà accedere individualmente da qualunque parte d’Italia e in qualunque fase del percorso di cura attraverso una app digitale. L’allenamento avverrà sotto l’attento controllo del coach che seguirà individualmente ogni partecipante monitorando e fornendo feed back e comunicazioni via What’s Up, email e telefonate.

La forza di questo progetto sta nel suo modo di avvicinarsi alle persone con una proposta che integra scienza, cura e attenzione alla qualità di vita” ha affermato nel suo intervento l’attrice Luisa Corna, madrina del progetto.

Le ha fatto eco Nicoletta Cerana, presidente di Acto Italia,  che ha dichiarato “Abbiamo sposato con entusiasmo il programma “Salute in movimento” perché si inserisce  perfettamente nella nostra progettualità di “cura oltre le cure”ovvero nei programmi di oncologia integrata con cui l’associazione sostiene gratuitamente ogni paziente oncologica durante le difficili fasi del percorso di cura”.

Una tavola rotonda sull’oncologia integrata ha chiuso l’incontro.  Il movimento come “farmaco” è stato al centro dell’intervento di Maria Lorenza Muiesan, direttore della Scuola di Scienze Motorie e professore ordinario di Medicina Interna all’Università di Brescia mentre sull’attività fisica come “benessere della mente” è intervenuto il professor Antonio Vita, ordinario di psichiatria e preside  della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Brescia.

In questa ultima sessione una particolare attenzione è stata dedicata anche all’alimentazione con l’intervento della professoressa Daniela Zizioli dell’Università degli Studi di Brescia a e all’agopuntura con la relazione della dottoressa Susan Mengo, esperta di medicina non convenzionale.

Le parole di ringraziamento di Marcella Bellet e un commovente ritratto di Emanuela Bellet hanno chiuso l’evento.


Cambiamo rotta fa tappa a Treviso

L’annuncio dell’intervento chirurgico della modella Bianca Balti colpita da un cancro ovarico al terzo stadiodopo la doppia mastectomia decisa poiché portatrice della mutazione genetica Brca1, che aumenta di 50 volte il rischio di tumore alle ovaie, ha riaperto il dibattito pubblico sull’importanza della prevenzione primaria di questo tumore molto grave e complesso con il quale convivono circa 50mila donne italiane.

Di questo si è parlato nella tappa di Treviso di “Cambiamo Rotta”, il progetto itinerante di ACTO Italia  lanciato a maggio per sensibilizzare pazienti, clinici e istituzioni sanitarie locali e nazionali sui nuovi bisogni di cura e prevenzione delle donne affette da tumore ovarico. Sponsor dell'iniziativa GSK.

Al centro dell’incontro l’importanza delle cure personalizzate e dell’accesso ai test genetici BRCA per la prevenzione della malattia nei familiari sani a rischio ereditario e al test genomico HRD per la valutazione preventiva delle terapie più adeguate alla singola paziente e per predirne l’efficacia.

All’incontro, aperto dalle autorità locali, hanno partecipato i clinici e gli specialisti dei centri di alta specialità per la ginecologia oncologica del Triveneto (scarica il programma)

Nella lotta al tumore ovarico l’informazione è fondamentale. A livello regionale stiamo lavorando capillarmente per aumentare la consapevolezza su questa neoplasia e per aumentare l’accesso dei soggetti sani a rischio ereditario al Laboratorio di Genetica dell’Ospedale Cà Foncello– ha dichiarato Petra De Zanet, presidente di ACTO Triveneto aprendo i lavori dell’incontro scientifico.

Un’attenzione particolare è stata rivolta dai relatori ai nuovi percorsi diagnostico terapeutici regionali e ospedalieri su cui si è soffermata l’oncologa Grazia Artioli, presidente del Comitato Scientifico di ACTO Triveneto.

Ma al di là delle cure esiste anche la qualità di vita e il piacere della tavola. E su questo argomento sono intervenuti la biologa nutrizionista Roberta Franceschini che ha parlato del rapporto tra microbiota e oncologia mentre lo chef Matia Baciulli è stato protagonista dello show cooking con cui ha presentato il secondo ricettario studiato per sostenere nutrizionalmente le donne con tumore ovarico in ogni fase del percorso di cura.

In chiusura Nicoletta Cerana, presidente di ACTO Italia ha invitato tutti i presenti e i partecipanti  via Facebook e Youtube a sottoscrivere il “Manifesto 2.0 dei bisogni delle donne con tumore ovarico” che indica  le 7 azioni necessarie per imprimere un cambio di rotta alla gestione della malattia in direzione di una maggiore coerenza con i nuovi bisogni delle pazienti.

Scarica il ricettario


“Sesso e intimità dopo il cancro” la prima guida pratica

Come cambia la vita sessuale e la percezione della propria femminilità dopo essersi sottoposte alle cure per un tumore ginecologico? Con quale tipo di counseling o di pratiche e strumenti si può ritrovare una vita intima e una sessualità soddisfacente? Sono domande importanti che sono ad oggi sono rimaste senza risposta sia per la ritrosia delle pazienti che dei medici.

Ecco perché Acto Italia ha deciso da affrontare il problema pubblicando la guida “Sessualità e Vita Intima dopo la cura di un tumore ginecologico”.  
Una guida tutta al femminile presentata da Acto Italia e Acto Lombardia venerdì 20 settembre 2024 Giornata Mondiale dei Tumori Ginecologici (#WorldGODay)  con la partecipazione di Nicoletta CeranaSilvia Gregory ( ACTO Italia), Alessia Sironi (Acto Lombardia), Federica Sina, Ginecologa e Sessuologa dell’Ospedale Manzoni di Lecco, Antonio Pellegrino, Direttore UOC Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Manzoni di Lecco.

La guida tocca i principali problemi della sessualità e della vita intima che ogni donna deve affrontare dopo un tumore ginecologico partendo da quelli più strettamente fisici per arrivare a quelli psicologici ed emotivi.

Le cure oncologiche, alterando sia il fisico (secchezza vaginale, menopausa, perdita di ovaie, utero, labbra, clitoride…), che l’aspetto estetico (perdita dei capelli, ferite, deturpazioni…) provocano nella donna importanti modifiche del desiderio sessuale che variano da tumore a tumore ma che influenzano in modo profondo ogni aspetto della vita intimita e del rapporto di coppia. A questi problemi la guida dà risposte concrete e soprattutto, per la prima volta, offre suggerimenti pratici per recuperare, secondo i propri tempi e modi, una sessualità piena ed appagante a seconda della situazione affettiva individuale. La guida diventa così un piccolo manuale scritto da pazienti per le pazienti e messo a disposizione di tutte le donne .
Per aiutarle ad approfondire questo argomento così delicato e personale e incoraggiarle a a parlarne con il proprio medico e con il proprio partner

La guida nasce dall’associazione europea Esperanza, è firmata da Hilde Toelen, psicologa, sessuologa e terapista relazionale e da Inge Clippeleir, sessuologa e terapista. Ha inoltre ottenuto il patrocinio di ENGAGe, il network europeo delle associazioni pazienti impegnate nella lotta ai tumori ginecologici. Scaricabile gratuitamente da questo link.


Lettera dello specialista a Bianca Balti

 Luca Bocciolone
Responsabile Ginecologia Oncologica Chirurgica
IRCCS H San Raffaele  Milano

Gentilissima Bianca,
mi permetto di scriverle perchè le sue vicissitudini di salute colpiscono profondamente la sensibilità di noi medici dedicati da tanti anni alla ricerca e alla cura del tumore ovarico. La sua storia ci fa riflettere sull'importanza della prevenzione primaria che nel tumore ovarico si può fare solo nelle donne sane con mutazioni genetiche. Provo a spiegarmi. 
Pochi anni fa, come già accaduto ad Angiolina Jolie, le hanno riscontrato la mutazione del gene BRCA1 che si associa a un più elevato rischio di tumore al seno ed all’ovaio.                                      

Angelina e Bianca: due storie simili, due finali diversi 

Entrambe, avete accettato il consiglio di noi medici di sottoporvi all’asportazione preventiva del seno (mastectomia). La vita vi ha successivamente  riservato sorti molto differenti. A Jolie è andata meglio. Due anni dopo la mastectomia è riuscita ad effettuare anche l’asportazione profilattica delle ovaie (annessiectomia). Sottoporsi a questo intervento  quando le ovaie sono sane e funzionanti è una scelta ancora più complessa ed più dolorosa della doppia mastectomia.  
L'operazione infatti induce una menopausa anticipata che pone fine a ogni possibilità di maternità e si accompagna a una serie di effetti collaterali sia a breve termine (vampate, disturbi del sonno e sessuali), sia a lungo termine (osteoporosi, malattie cardiovascolari) che non sempre è possibile contrastare con una terapia ormonale sostitutiva.
Anche lei, già nel dicembre 2022, in occasione dell’intervento al seno, aveva manifestato l’intenzione di rimuovere le ovaie per scongiurare il pericolo di cancro ovarico. Ma il suo desiderio di un’ulteriore maternità l’aveva indotta a rimandare la programmazione dell’intervento per sottoporsi prima a prelievo e congelamento dei suoi ovociti, procedura peraltro assolutamente sicura. Oggi, con sempre maggior frequenza, noi medici suggeriamo la crioconservazione ovocitaria alle donne sane con mutazione dei geni BRCA che non hanno ancora completato il loro desiderio di maternità.
Purtroppo il 20 settembre 2024, con un post Instagram, ci ha comunicato che nel frattempo si era sviluppato un tumore ovarico. Giunta al pronto soccorso a causa di un forte dolore addominale, è stata portata d'urgenza in sala operatoria per asportare la neoplasia già diffusa oltre le ovaie, allo stadio terzo, come purtroppo ancora oggi accade nella maggior parte delle donne affette da tumore ovarico (70-80%).

Prevenire prima il tumore al seno o all’ovaio?

Sebbene diverse, la sua storia e quella di Jolie hanno una cosa in comune: avete entrambe deciso di dare priorità alla rimozione del seno e di rinviare l'asportazione preventiva delle ovaie. Purtroppo oggi riscontriamo con sempre maggiore frequenza che in caso di diagnosi di mutazione BRCA l'intervento al seno è percepito come primario e più importante rispetto all’intervento alle ovaie. Forse per una questione psicologica: un problema al seno viene avvertito come immediatamente tangibile, mentre si ha meno percezione delle ovaie, un organo interno, nascosto e quindi, a torto, trascurabile. Forse perché i trattamenti chirurgici e radioterapici per la cura di un tumore mammario possono alterare l’immagine corporea e causare  importanti sofferenze. Oppure perchè noi medici abbiamo correttamente comunicato che in caso di mutazione BRCA il rischio di ammalarsi di tumore al seno è più elevato (80%) rispetto quello delle ovaie (40%). Ma qui è necessario fare  alcune importanti precisazioni.

Prevenzione primaria del ca ovarico: una scelta fondamentale per la vita

Il tumore ovarico è una neoplasia rara caratterizzata da elevata mortalità : la probabilità di sopravvivenza a 5 anni non supera il 40%. Il tumore al seno, anche se molto più frequente di quello ovarico ha una prognosi significativamente più favorevole: la sopravvivenza a 5 anni supera il 90-95%. L'elevata mortalità del tumore ovarico (circa 70-80%) è causata soprattutto dalla mancanza ancora oggi di efficaci test di screening in grado di rilevare la malattia in una fase precoce. Di fronte all’elevata letalità del tumore ovarico, se il test genetico risulta positivo per mutazione BRCA1-BRCA2, la cosa più importante che una donna ancora sana deve fare è effettuare una “prevenzione primaria”, programmando una chirurgia profilattica di asportazione delle tube e delle ovaie.  L’intervento chirurgico riduce quasi del tutto (96%) il rischio di insorgenza del tumore dell’ovaio e di oltre 50% di quello al seno. Tale procedura è fortemente raccomandata tra i 35 ed i 40 anni di età per le donne sane portatrici di mutazione BRCA1 ed entro i 45 anni per quelle con mutazione BRCA2 o in ogni caso al termine della vita riproduttiva.
Poichè le tube sono la prima sede di insorgenza delle lesioni pre-neoplastiche e dei tumori ovarici sierosi di alto grado, sono stati recentemente avviati degli studi internazionali per valutare la sicurezza oncologica di un approccio che prevede prima la rimozione chirurgica delle tube e poi, a distanza di circa 2-5 anni, delle ovaie nelle donne con varianti patogenetiche BRCA. L’eventuale possibilità di adottare un protocollo chirurgico profilattico in due tempi, permetterebbe di ritardare l’entrata in menopausa con tutte le sue conseguenze. Ma anche qui dobbiamo attendere i risultati finali degli studi.

Cara Bianca, su Instagram ha  scritto: “Ho un lungo viaggio davanti a me, so che ce la farò”. Condivido il suo ottimismo e le confermo che per il suo tumore, correlato alla mutazione BRCA, ci sono ottime possibilità di trattamento con alte probabilità di successo. Oggi abbiamo a disposizione cure molto efficaci e possiamo effettuare innovativi trattamenti di mantenimento con nuovi farmaci. 
Chiudo con un sincero grazie anche da parte di tutte le donne affette da tumore ovarico per tutti i suoi messaggi (Coraggio a chi, come me, sta iniziando la terapia") di costruttiva e non scontata positività: sono di grande aiuto.
Esprimendole  la mia vicinanza  a Lei, alle sue figlie e ai suoi cari, le mando un calorosissimo saluto ed abbraccio.

Luca Bocciolone

 


Hai 2 minuti? Ascolta il podcast di Corriere.it sul tumore ovarico

Ogni due minuti nel mondo una donna sopra i 49 anni riceve una diagnosi di tumore ovarico. Ma 2  minuti bastano anche per informarsi su questa neoplasia molto pericolosa che si  conosce ancora poco. Proprio per far conoscere il tumore ovarico Corriere.it - Il tempo delle Donne ha lanciato a settembre una serie podcast in 4 puntate cui hanno collaborato specialisti e associazioni pazienti, per fare informazione su prevenzione, sintomi e percorso di diagnosi, terapie farmacologiche e  terapie complementari. 

ACTO Italia ha partecipato con la presidente Nicoletta Cerana e con la professoressa Anna Fagotti della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS alla seconda puntata dedicata alle terapie e ai ai centri ospedalieri di alta specialità per l’oncologia ginecologica, dove il tumore ovarico viene trattato con la maggiore competenza tecnica ed efficacia terapeutica insieme a una grande attenzione alla qualità di vita delle pazienti durante il percorso di cura.  La puntata offre anche informazioni utili come la mappa dei centri di alta specialità, come seguire una alimentazione corretta e programmi di movimento durante le cure. A questo link puoi ascoltare la puntata sui centri ospedalieri. 

La serie dedica largo spazio agli interventi di alcuni fra i maggiori ginecologi - oncologi italiani: i sintomi della malattia e la chirurgia sono al centro degli  interventi della professoressa Nicoletta Colombo e del dott. Giovanni Aletti (IEO IRCCS), della ricerca e delle  terapie  più innovative  parla la professoressa Domenica Lorusso (Humanitas University - Pio X IRCCS), del rischio genetico ereditario il  dott. Nicola Normanno (Istituto Romagnolo Dino Amadori IRCCS).

La serie podcast fa parte della più ampia campagna europea “Hai 2 minuti?” promossa, con il contributo incondizionato di AstraZeneca, dalla Società Europea di Ginecologia Oncologica/ESGO presieduta da Anna Fagotti per contribuire con un’informazione corretta ed aggiornata al miglioramento della vita e della sopravvivenza delle donne europee affette da tumore ovarico.


World GO Day: Acto a vele spiegate

Conclusa la VI Giornata Mondiale dei Tumori Ginecologici @WorldGODay, si tirano le somme con grande soddisfazione. Sono infatti più di 2300 le persone che hanno partecipato in presenza ai 15 eventi organizzati dalla rete Acto e più di 65.000 sono i contatti virtuali prodotti, in soli 28 giorni, dai social con la campagna di comunicazione dedicata alla Giornata e condivisa da tutto il gruppo.

Camminate solidali, sfilate di pazienti, veleggiate, spettacoli teatrali, senza scordare i momenti dedicati all’arte e alla creatività, gli screening gratuiti e i convegni scientifici con medici e pazienti, tra questi il webinar dedicato alla presentazione della guida su “Sesso e vita intima dopo la cura di un tumore ginecologico” organizzato da Acto Italia con Acto Lombardia.

A testimonianza dell’impegno e della forza dell’alleanza di tutte le Acto in questa Giornata Mondiale, ENGAGe, il network europeo di Associazioni Pazienti di Tumori Ginecologici, ha rilasciato i certificati di apprezzamento per l’impegno profuso nel diffondere l’informazione su questi tumori.

Ma lasciamo parlare le immagini: di seguito  la gallery che contiene una selezione delle foto dei vari eventi.


Nuove ricette per chi è in cura

La presenza di malnutrizione è stata riconosciuta in più del 50% delle pazienti affette da tumore ovarico: questa condizione compromette significativamente l'efficacia dei trattamenti e può portare ad un incremento della frequenza delle complicanze post-operatorie, ad un peggioramento della sopravvivenza e ad un aumento del rischio di recidive.
Per questo durante il ciclo di cure o al suo termine è importante seguire un’alimentazione leggera, varia e bilanciata in grado di prevenire qualsiasi alterazione dello stato nutrizionale. Uno dei modelli alimentari bilanciati per eccellenza è rappresentato dalla dieta mediterranea, di cui un recente studio osservazionale ha anche mostrato come una maggior aderenza a questo pattern dietetico sia correlato a minori tossicità gastrointestinali indotte da chemioterapia.

Ma come coniugare l’esigenza di una alimentazione bilanciata che privilegi determinati alimenti con il gusto della buona tavola e il piacere della convivialità?
A queste domande Acto Italia risponde con il secondo ricettario firmato dalla nutrizionista Roberta Franceschini e dallo chef Matia Barciulli che hanno fuso la scienza della nutrizione con l’arte culinaria italiana dando vita a ricette adatte alle diverse fasi del percorso di cura nel pieno rispetto della stagionalità degli alimenti e del palato di tutta la famiglia.

Il ricettario d’autunno – che segue a quello di primavera pubblicato a maggio – prevede 4 ricette ciascuna studiata per una fase precisa del percorso di malattia.

Per la fase post operatoria la ricetta suggerita prevede polpette di miglio con zucca gialla e pesto di zucchine, una saporita proposta vegetariana adatta ad un periodo di convalescenza  perché concentra in un piccolo volume molti nutrienti  pur mantenendo un’elevata digeribilità. 

Durante la chemioterapia la ricetta suggerita prevede riso integrale alla curcuma e olive con bocconcini di carote e mandorle. La chemioterapia è un momento molto complicato e questo piatto è stato studiato per ridurre gli effetti della terapia sull’intestino e regolare la sua funzionalità.

Per la fase di mantenimento gli esperti suggeriscono maltagliatati di grano saraceno con crema di cannellini e lenticchie, un piatto unico e completo per il suo contenuto in sali minerali, vitamine, carboidrati, proteine e fibre che mantiene una buona digeribilità. 

Infine una ricetta ottimale per tutte le fasi del percorso: zucchini cake, un dolce semplice ma particolare che soddisfa la voglia di dolce senza perdere d’occhio la salute.

Scarica il ricettario


Tumore ovaio e utero: scoperto nuovo farmaco

Rispetto ad altri tumori, come il cancro al seno, i tumori ginecologici hanno meno opzioni di cura. Inoltre, questi tumori hanno alti tassi di recidiva anche dopo un trattamento iniziale di successo. Tutto questo rende improrogabile la necessità di sviluppare nuove terapie che siano più efficaci e abbiano minore tossicità.

Oggi la ricerca si sta concentrando sugli anticorpi monoclonali farmaco-coniugati (ADC, antibody drug conjugate) che sono farmaci composti da un anticorpo capace di riconoscere le proteine presenti sulle cellule cancerose al quale vengono coniugate molecole di chemioterapico capaci di  bloccare selettivamente la crescita del tumore. Una volta stabilito il legame con la cellula grazie all’anticorpo, il chemioterapico svolge la sua azione mirata contro la cellula tumorale.

Proprio al congresso ESMO 2024 è stato presentato uno studio in fase iniziale (fase I), condotto per la prima volta sull’essere umano, che ha evidenziato, in donne affette da tumori ovarici o endometriali precedentemente trattate con altre terapie, la promettente attività antitumorale di un nuovo anticorpo monoclonale farmaco-coniugato chiamato TORL-1-23, che ha come bersaglio un’oncoproteina fetale denominata claudina 6.

La claudina 6 è una proteina espressa nelle cellule sane degli individui in maniera limitata, ma i suoi livelli di espressione incrementano in modo anomalo in molte neoplasie, quali quelle ovariche ed endometriali. Pertanto, “colpire” la claudina 6, presente a elevati livelli nelle cellule tumorali, può ridurre il rischio di danneggiare quelle sane, limitando così la tossicità del trattamento. Infatti, TORL-1-23 ha rivelato un buon profilo di tollerabilità ed una promettente attività antitumorale nelle pazienti, già pretrattate, affette da tumore ovarico o endometriale. Lo studio ha incluso anche pazienti con cancro ai testicoli e tumore polmonare non a piccole cellule, confermando anche in questo contesto clinico i potenziali effetti antitumorali di TORL-1-23.

Guardando al futuro, la dott.ssa Elene Mariamidze, oncologa medica presso la clinica Todua di Tbilisi (Georgia) e Presidente della Georgian School of Oncology ha affermato: «Penso che le terapie combinate, coinvolgendo combinazioni di immunoterapia con chemioterapia o radioterapia e agenti mirati,  saranno il futuro della cura dei  tumori ginecologici. C’è anche un notevole margine di crescita nello sviluppo di farmaci personalizzati, come i vaccini neoantigenici e l’immunoterapia personalizzata sulla base del tipo di tumore e delle sue caratteristiche molecolari».


Organi avatar nel futuro della ricerca

Chi di noi non ha un avatar sulle proprie pagine social, cioè quell’alter alter ego tecnologico in tutto e per tutto simile a noi ma che in realtà è solo la nostra immagine in tre dimensioni?

Non stupiamoci quindi se oggi la ricerca scientifica, per sviluppare cure oncologiche personalizzate,  sta utilizzando gli “organi avatar” detti in realtà “organoidi”.  Si tratta di modelli derivati da cellule di tessuto tumorale umano messe in coltura tridimensionale che permettono di caratterizzare i meccanismi molecolari alla base del processo metastatico e quindi di valutare in anticipo, cioè prima dell’inizio delle cure, la sensibilità del tumore alle cure, l’efficacia e la tollerabilità della cura stessa.

Ricerche e studi sono in corso presso i maggiori centri di specialità per l’oncologia ginecologica e rappresentano il futuro delle terapie personalizzate grazie alla capacità degli organoidi derivati dai vari tipi di tumore (ovarico, gastrico, della mammella,pancreas) di replicare fedelmente in provetta la complessità biologica e genetica del tumore.


Scopri il libro del mese

La vetrina di Acto Book Club accoglie in questo mese di ottobre un testo molto particolare: si tratta del libro “Alla fine si muore” (comprendere la morte, accompagnare la vita) il cui autore,  Ange Fey, si definisce così: “Non sono un ministro di culto, non sono un medico o uno psicologo. Non ho delle certezze sulla morte e non leggerete niente che abbia a vedere con degli insegnamenti. Faccio l’accompagnatore. Sono un uomo che, in modo scevro da dogmi, sta vicino alle persone che stanno per morire e alle loro famiglie. Sono incuriosito dalla vita: dalla nascita alla morte.”

Il volume è una testimonianza forte dell’intenso vissuto dell’autore, un vissuto fatto di incontri struggenti e commoventi, pieni di significato, di domande appese, di constatazioni sconvenienti; un insieme di riflessioni per prepararsi non solo alla morte come evento naturale ma soprattutto per ragionare sulla vita, sulla sua complessità e sul bagaglio personale che ognuno si porta appresso. Con la saggezza che deriva dall’esperienza, Ange Fey tratta un argomento universale, un grande tabù dei nostri tempi, un tema attorno al quale si muovono paure, dolori e incomprensioni.

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