La storia di Grazia
Per anni la mia priorità è stata curarmi. Dopo una prima diagnosi di tumore ovarico a 37 anni e una serie di recidive molto aggressive, volevo tornare a stare bene e le cure assorbivano tutte le mie energie.
Nel 2013 la mia prospettiva è cambiata: durante la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico organizzata da ACTO Onlus ho sentito parlare per la prima volta di mutazione BRCA. Nessuno me ne aveva mai parlato prima, i medici che mi seguivano erano convinti che il tumore fosse legato alle cure ormonali per la fertilità che avevo affrontato in passato. Io invece ho iniziato a informarmi, a chiedermi se per caso la causa non fosse da cercare altrove. Ho iniziato a pretendere che si guardasse alla genetica, anche se non c’erano altri casi di tumore ovarico tra i miei familiari più stretti, ma solo due cugine che si erano ammalate prima dei 40 anni.
Finalmente, nel 2014, mi sono sottoposta al test BRCA e ho scoperto di essere positiva. Grazie al test genetico ho avuto finalmente una risposta a quel che mi è capitato e oggi so esattamente contro cosa sto lottando.
E anche se la mia storia col tumore non si è ancora chiusa, sapere di avere la mutazione genetica mi ha permesso di cambiare piano terapeutico e affrontare le cure in modo diverso.
La mia battaglia ha aiutato anche mia sorella che, come me, è risultata positiva al test BRCA. Le sono stata vicina quando ha deciso di sottoporsi al test, sperando in realtà in un risultato diverso. Ma nonostante tutto, so che questo per lei rappresenta un’opportunità di prevenzione. Un’opportunità che senza informazione non avrebbe avuto.
Grazia Merla, 44 anni, igienista dentale e studentessa