Divorzio USA-OMS: prevenzione HPV a rischio?
di Nicoletta Cerana
Durante il suo primo mandato, nel luglio 2020, il presidente Donald Trump annunciò l'intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), accusando l'agenzia di aver gestito in modo inadeguato la pandemia COVID-19. Tuttavia, questo ritiro non si concretizzò poiché il successore, Joe Biden, revocò la decisione nel gennaio 2021.
Nel 2025, ritornato nello studio ovale per un secondo mandato, Trump ha di nuovo firmato il ritiro degli Stati Uniti dall'OMS, per gli stessi motivi del 2020 e il ritiro diventerà effettivo a gennaio 2026.
Gli USA sono i maggiori finanziatori dell’OMS con 1,2 mld di dollari nel 2022-2023, una parte significativa del budget totale dell'OMS, che ammonta a circa 6,8 miliardi di dollari per lo stesso periodo. Di fronte alla decisione di ritirare questo finanziamento, che cosa ne sarà delle grandi campagne vaccinali e di prevenzione con le quali sono state eliminate del tutto o quasi le maggiori malattie infettive come il vaiolo, la poliomielite, il morbillo?
Il 4 marzo si festeggia l’HPV Day e sono in molti a chiedersi che cosa ne sarà della campagna per l’eliminazione dell’infezione da virus HPV che nel mondo causa il 5% di tutti i tumori maschili e femminili e il 90% dei tumori della cervice? Siamo di fronte a numeri importanti. Solo i casi totali di tumore della cervice sono circa 2 milioni in tutto il mondo e oltre 5 mila in Italia per circa un migliaio di decessi che stavano diminuendo proprio grazie all’aumento delle vaccinazioni e degli screening.
Sicuramente la drastica riduzione del finanziamento ridurrà le risorse disponibili e la minore domanda globale potrebbe far lievitare il costo dei vaccini. Vale la pena di ricordare che l’americana Merck & Co – conosciuta al di fuori degli USA come MSD - è il maggior produttore mondiale di vaccini grazie alla diffusione globale del Gardasil che protegge contro nove tipi di HPV.
Se per motivi economici meno Paesi vaccineranno la popolazione, il virus circolerà con più forza aumentando il rischio non solo nei Paesi a basso reddito ma anche nelle nazioni con programmi ben strutturati come l’Italia.
Nel nostro Paese la vaccinazione è offerta gratuitamente a ragazzi e ragazze a partire dagli 11 anni mentre alle donne sopra i 25 anni sono offerti gratuitamente screening regolari con Pap Test e HPV DNA Test. Le coperture vaccinali e i programmi di screening sono ancora lontani dall’obiettivo OMS e tali rimarranno se i costi dei vaccini aumentassero o la loro distribuzione venisse rallentata.
La presenza del nuovo Ministro della Sanità statunitense noto per le sue posizioni “no vax” non ci fa ben sperare. Nel suo nuovo ruolo, Kennedy non ha delineato piani specifici riguardanti la prevenzione dell'HPV e le sue opinioni contrastano con il consenso scientifico prevalente, che sostiene la sicurezza e l'efficacia dei vaccini HPV nella prevenzione dei tumori correlati all'HPV.
Che fare dunque per non perdere la battaglia contro l’HPV?
A questa domanda dobbiamo rispondere noi associazioni pazienti insieme ai medici e ai cittadini chiedendo alle istituzioni sanitarie di mantenere i programmi di prevenzione, individuando insieme a loro come compensare la perdita di fondi e proseguire le campagne di screening e vaccinazione.
Nessuna donna deve più morire di tumore della cervice. Se ciò continuerà a succedere sarà il fallimento di una società che considera la salute un diritto fondamentale dell’individuo (art. 32 della Costituzione Italiana) che lo Stato deve tutelare con un approccio globale che include la prevenzione.
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