Tumore utero: il manifesto

 

È il 4° tumore femminile dopo il tumore del seno, del polmone e del colon retto; 223 mila donne italiane convivono con questo tumore; negli ultimi 30 anni i casi nel mondo sono aumentati del 132% e l’incidenza è in continuo aumento soprattutto nella nazioni ad alto reddito come l’Italia.

Nonostante questi numeri preoccupanti il tumore dell’utero (detto anche dell’endometrio) è una patologia di cui si parla ancora poco e che si conosce ancora meno. Per questo è nato il Manifesto “EsprimENDO”, oltre 50 pagine dedicate a questa neoplasia vista dal punto di vista medico e dal punto di vista dei bisogni delle pazienti. Specchio di grande spessore di una realtà poco nota ma al tempo stesso documento di facile ed interessante lettura, il Manifesto è stato realizzato su iniziativa dell’onorevole Patrizia Marrocco – III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati - con il contributo di pazienti, clinici e associazioni per dare voce alle pazienti e invitare le istituzioni a porre un’attenzione concreta su questa neoplasia. Sponsor del progetto GSK Italia.

“Il carcinoma endometriale è una vera e propria sfida che la politica si deve assumere” – ha dichiarato Annarita Patriarca, segretario di presidenza della Camera dei deputati intervenuta alla presentazione. Insieme a lei hanno presentato il Manifesto la professoressa Domenica Lorusso (Pio X, Milano) che si è soffermata sulla eterogeneità di questa neoplasia, Carmine Pinto (AIOM) che segnalato l’importanza della uniformità dei percorsi di diagnosi e cura. Insieme a loro sono intervenute le rappresentanti di Cittadinanza Attiva e delle associazioni pazienti Mai più sole, Loto, Salute allo specchio e Acto Italia.

Per Acto Italia ha partecipato la vicepresidente Silvia Gregory che ha dichiarato: “Le associazioni, grazie al loro grande lavoro, sono diventate un punto di riferimento per le pazienti e possono svolgere un ruolo chiave indirizzandole verso i centri di cura di eccellenza e promuovendo la prevenzione soprattutto verso le donne a maggior rischio perché in età post menopausa  o portatrici di ovaio policistico”.

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